vendredi 16 janvier 2015

Patagonia 2014

Per questo viaggio in Patagonia il terzo per me ero stato avvisato, quest'anno a causa di El Nino la meteo rischia di essere poco clemente. Per fortuna quest'autunno sulle Alpi, é stato davvero ricco di scalate, é quasi con un sentimento di sollievo che mi reco nel posto al mondo dove piu si rischia di avere un sacco di tempo per riposarsi. L'importante in Patagonia é di avere tanta fame e dopo una decina di giorni passati a osservare incredibili tempeste di vento ci decidiamo a tentare la sorte grazie alla promessa di una notte serena e senza vento all'avvicinarsi di un ennesima perturbazione. Con la speranza di appena qualche ora a disposizione, adattiamo i nostri progetti e ci dirigiamo verso la bellissima e classica Poincenot. Con i miei amici e colleghi Guide di Chamonix Damien Tomasi e Pierre Labbre e Robin Molinatti Guida di La Grave partiamo leggeri e motivati a scalare rapidamente.
Dopo qualche ora di riposo nella foresta passiamo la notte a recarci ai piedi della montagna ed attacchiamo alle prime luci del mattino. La meteo sembra eccellente, con solo qualche nube in agguato, ma le previsioni sono chiare a partire dalle 9 la perturbazione si parcheggia sul massiccio per diversi giorni. Come spesso in Patagonia scaliamo con il sentimento che ogni minuto guadagnato potrebbe essere quello che fa la differenza tra un successo e la beffa. Alle 8 del mattino siamo in vetta nel bel mezzo di una classica tormenta Patagonica.
Scendiamo con precauzione e ritroviamo con pazienza la via di discesa sul giacciaio nel maltempo. Tutta la discesa sarà annaffiata da continui rovesci, la giornata sembrava cosi bella all'alba...ritorniamo al Chalten bagnati come pulcini e ben affamati.
Al Rio Blanco cazzeggio prima della partenza notturna
Sei ore dopo sulla Rampa Whillans tutto l'avvicinamento alle spalle
Sembra che sia una bellissima giornata quasi ci crediamo
Diverse nubi dall'aria inoffensiva giungono da ovest 
Due ore dopo siamo in cima (a qualche metro)la rapidità ci ha permesso di sfruttare la minuscola finestra
Eppure sembrava essere una bella giornata sono solo le 9 del mattino ma pioverà tutto il giorno
Un'attesa di una settimana che ci fa temere che el Nino avrà la meglio sulla nostra pazienza ed ecco apparire la possibilità di un paio di giorni di tempo eccellente! Infine si puo sognare, tutto il massiccio ha ricevuto davvero tanta neve e bisognerà scegliere con cautela un itinerario che non sia impraticabile a causa della quantità di neve che incrosta le pareti. Penso che il lato Ovest del pilastro Goretta al Fitz Roy possa offrire delle buone chance di riuscita e convinco i miei compagni Damien e Pierre, a provare.   
Questa salita mi ha fatto sognare da tanti anni e siamo tutti molto eccitati mentre saliamo a bivaccare al luogo detto Piedra Negra un insieme di piazzole piu o meno riparate dal vento a due passi dal ghiacciaio che raggiungiamo in 5 ore dal villaggio.
Partiamo alle due e mezza del mattino come al solito molto leggeri prendendo il minimo indispensabile. Alle sei del mattino siamo pronti a scalare fa molto freddo e le fessure verticali sono ben piene di neve. Per diverse ore lottiamo contro il freddo finché infine arriva il sole a riscaldarci e ci riscalda eccome! i piedi gonfiano in un attimo e il dolore ai piedi rimpiazza il freddo. Rimpiangiamo le scarpette da vie lunghe che abbiamo lasciato al campo Niponino sotto il Torre, le scarpette da falesia pur essendo perfette per gli appigli piu piccoli non ci rendono la vita facile difatti la via segue una serie infinita di fessure dolorose. Il problema su queste lunghe vie di roccia é rappresentato dal peso dello zaino che contiene acqua, materiale da bivacco, scarponi, ramponi e picozza,pur avendo scelto tutto cio che si fa di piu leggero resta un peso considerabile per arrampicare su queste difficoltà.
La nostra preoccupazione tanto per cambiare era di salire il piu in alto possibile sul pilastro il primo giorno che di solito, da queste parti  é il giorno sul quale si possa fare piu affidamento per quanto riguarda il bel tempo, la possibilità di prendere una perturbazione in alto sulla via non é davvero allettante allora tanto vale andare veloci. Raggiungiamo la cima del pilastro dopo una ventina di tiri, alle dieci e mezza di sera poco prima del calare della notte, le giornate patagoniche hanno il vantaggio di essere molto lunghe... Un vento gelido si leva e rimpiango rapidamente di non avere preso nient'altro che la mia giacca in piumino per bivaccare. Il mattino seguente porta nuvole e temperature rigide e fatichiamo a scaldarci. La parte alta della salita é ben incrostata di neve e con questo vento non é molto invitante. Aspettiamo qualche ora, cosa insolita ma per fortuna dopo le ore piu fredde l'ipotesi di arrampicare ci sembra gia un po' più comprensibile. Scendiamo in doppia una cinquantina di metri e ci portiamo ai piedi della parete superiore.
Diversi tiri di roccia difficile e coperta in parte da incrostazioni ci separa dalla vetta  che raggiungiamo ben felici alle due del pomeriggio. Il tempo appena di ammirare il paesaggio fantastico dal Murallon al San Lorenzo e l'immensità dello Hielo Continental  ed eccoci attaccare la parte cruciale della nostra avventura, la discesa da questa bestia di montagna. Con cautela scendiamo in doppia lungo la via Francese e con molto sollievo raggiungiamo il ghiacciaio con qualche ora di luce a disposizione prima della notte e l'arrivo di un'altra perturbazione. Un'altra stupenda avventura si conclude. Aspettiamo gia con ansia la prossima.  


Al cospetto del lato ovest del pilastro Goretta dove sale Mate Porro y todo lo demas








Il Pilastro Goretta 




photo Damien Tomasi con persona non bene identificata in vetta al Torre.


Il pilastro Nord del Fitz é stato scalato in solitaria dal grande Renato Casarotto nel 1979 in solitaria. La sua impresa é difficilmente comprensibile nell'insieme é una salita di taglia impressionante con difficoltà continue in ambiente molto severo. Il pilastro essendo orientato a Nord tende a coprirsi di incrostazioni quando il vento soffia da Ovest il che capita spesso. L'itinerario di Renato rispetto a quello che abbiamo salito sul lato Ovest é un po piu riparato dal vento ma essendo appunto sotto vento tende a recuperare molta neve durante le precipitazioni e questa neve non appena si verifichi la minima schiarita fonde molto rapidamente trasformando diedri e fessure in colatoi. Il fatto di passare molto tempo in parete moltiplica le chance di trovarsi di mezzo ad una bufera Patagonica ma anche qualora il tempo sia un poco clemente di tribolare non poco a causa delle cadute di ghiaccio e l'acqua che rende tutto piu complicato. La parte superiore é veramente impressionante e l'itinerario molto intelligente. Una delle cose che mi ha colpito é il fatto che la parte alta della sua via, presenti molti tratti di fessure sostenute attorno al 6b-6c ben piu larghe di quelle comunemente salite da chi scala usando chiodi come protezione. Benché esistessero da almeno 5 anni Renato non parla nei sui racconti dell'uso di friends che sono utilissimi e senza i quali non vedo come poter proteggersi correttamente. Bisogna tenere presente che la parte superiore molto incrostata e di settimo grado UIIA il massimo o quasi all'epoca perlomeno su pareti alpine, testimonia largamente delle capacità straordinarie di Renato come Alpinista e arrampicatore. Il fatto che l'80 per cento di coloro che si dirigono su questa via battano in ritirata allegramente dopo aver o meno raggiunto la sommità del pilastro Goretta é dovuto semplicemente al fatto che la parte superiore della via é veramente molto impressionante. Per questa salita contrariamente a come si fa di solito su itinerari lungo i quali si usa trasportare materiale per le parti su ghiaccio ,bivacco etc abbiamo deciso di non usare le jumar. Un opzione usata molto sulle Alpi sarebbe quella di tirare un saccone ma su queste vie del pilastro nord sarebbe piuttosto sconsigliabile per le varie ragioni che costituiscono un limite a questo sistema, riduce di molto la velocità ed é molto scomodo a causa della conformazione della roccia. Noi arrampicando in tre abbiamo fatto due zaini di 8 chili ed uno di tre. Il due secondi si divertono a scalare anche se il peso dello zaino ha causato dolori alle braccia.Nell'insieme ci ha permesso di salire faticosamente ma piuttosto rapidi. La cordata di neo zelandesi che abbiamo superato usava tecniche di jumar e shortfixing e sono stati meno rapidi il che ci suggerisce che la tattica che abbiamo impiegato non sia male. In ogni caso per chi come noi é ben piu capace di tirare su un friend che sulle jumar é un ottima soluzione a condizione di scalare leggeri. 


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